STORIE DI ORDINARIA FOLLIA NEL CICLISMO EROICO DEGLI ANNI 30

Riceviamo dall’amico e già collega di lavoro Alberto De Novellis, definito a suo tempo dal compianto storico dello Sport “Aldo Capanni “ cicloamatore e appassionato di ciclismo la testimonianza di cui sotto. Grazie Alberto la tua preziosa collaborazione mi auguro sarà di stimolo per altri interventi di storia e cultura dello sport, avanti la palestra è aperta.
Il Presidente Paolo Allegretti.

STORIE DI ORDINARIA FOLLIA NEL CICLISMO EROICO DEGLI ANNI 30, (testimonianza del Sig. Gino Menchioli ,suocero dello scrivente che risiedeva a Castelnuoovo Magra).

PRIMO EPISODIO: Giro di’Italia 1931 (tappa Montecatini Terme-Genova del 25/5/1931).
Dopo il passaggio a Carrara e prima di giungere alla Spezia, vollero inserire l’inedita, durissima salita che da Carrara conduce a Fosdinovo denominata ancora oggi “spolverina“ per evocare le nuvole di polvere che venivano sollevate dalle nuvole dei ciclisti, in un punto difficile della salita, proprio quello nel quale si era selezionato mio suocero, con alcuni amici, si è verificata la rovinosa caduta della maglia rosa Learco Guerra, causata da una spinta da parte di uno sciagurato.
Spettatore che intendeva a suo modo incoraggiarlo. Il campione era staccato di alcuni minuti a seguito di ripetuti attacchi degli scalatori soprattutto Camusso. Nella caduta Guerra coinvolse altri due corridori, battè la testa e si ferì seriamente all'altezza della scapola sinistra, dove penetrò la valvola del tubolare abitualmente portata a tracolla . Ferito e svenuto il campione mantovano fu soccorso subito da mio suocero e successivamente da due compagni di squadra e dal Direttore di corsa Cougnet. Fu scattata in quella concitata circostanza una foto privata (allegata a questo articolo) che costituisce unico documento del fatto e nella quale si intravede mio suocero chinato sul corridore svenuto a testa in giù . Per la cronaca, dopo circa 20 minuti il campione si rimise in piedi e con immenso coraggio e tanta forza di volontà volle proseguire la corsa nonostante le ferite e lo stato confusionale. Peraltro dopo circa 15 chilometri il direttore di corsa ed il medico del giro lo costrinsero a fermarsi e a farsi ricoverare in ospedale.